Borderlands 4: La recensione

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Borderlands 4 è finalmente arrivato, ed è già dai primi minuti che si capisce che Gearbox abbia puntato in alto. Il gioco è uscito il 12 settembre 2025 su PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S, portando con sé l’eredità della serie ma anche una volontà chiara di evolvere. Il nuovo pianeta Kairos, in cui si svolge gran parte dell’azione, è vario, dinamico e molto più ricco di cose da fare rispetto ai mondi passati: biomi diversi, fazioni, eventi ambientali e tanti segreti da scoprire. Sebbene non sia un open world nel senso classico, il design è decisamente più aperto e l’esplorazione è premiata, ma partiamo dall’inizio…

C’era una volta nelle terre di confine…

La storia di Borderlands 4 parte in maniera più cinematografica rispetto ai capitoli precedenti: fin dai primi minuti sei catapultato sul pianeta Kairos, un mondo nuovo, misterioso e controllato da una figura enigmatica e inquietante chiamata il Timekeeper. Non è il solito villain fuori di testa come Handsome Jack, ma un antagonista molto più freddo, quasi distaccato, ossessionato dal controllo e dalla tecnologia. Impianta chip nei cittadini, crea un esercito di androidi chiamati “Ordine”, e costruisce una vera dittatura tecnocratica. L’atmosfera è oppressiva, e funziona bene nel creare tensione, anche se a volte scivola un po’ nei cliché. All’inizio i Vault Hunters vengono catturati e subiscono un impianto di controllo mentale, ma riescono a liberarsi grazie all’aiuto della resistenza, una fazione guidata da personaggi secondari come Arjay, Zadra e Rush. Non sono protagonisti memorabili come alcuni vecchi personaggi della saga, ma fanno il loro dovere nel guidare la trama e nel motivarti a combattere contro il regime.

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Quello che colpisce, più che la trama in sé (che è piuttosto lineare: liberi zone, sconfiggi luogotenenti, arrivi al boss finale), è il tono. Gearbox ha cercato chiaramente di bilanciare l’umorismo classico della serie con una narrazione più adulta e tematiche più pesanti: controllo mentale, perdita del libero arbitrio, tecnologie invasive. A volte ci riesce, altre meno. Ci sono scene ben scritte, come il sacrificio di Arjay per disattivare il sistema di controllo, o la storia di Zadra che da ex-scienziata dell’Ordine passa alla resistenza per senso di colpa. Ma in altri momenti, lo stile Borderlands riemerge in battute che smorzano troppo l’impatto emotivo, lasciando alcune scene potenzialmente intense un po’ vuote. I Vault Hunters giocabili sono forse tra i meglio caratterizzati della serie. C'è Amon, una sorta di guerriero mistico legato al culto dei Vault Monster, serio e riflessivo; Harlowe, ex scienziata Maliwan, curiosa e brillante, con un’ironia sottile ma intelligente; Rafa, un ex soldato potenziato, pragmatico, stanco di combattere ma ancora animato da un forte senso di giustizia; e infine Vex, una nuova Sirena dai poteri oscuri, ambigua, affascinante, con un lato emotivo che emerge solo nei momenti giusti. Ognuno di loro ha una backstory più curata del solito, piccoli dialoghi contestuali che cambiano a seconda di chi usi, e soprattutto abilità uniche che riflettono il loro carattere. Non è solo questione di “abilità da danno” o “supporto”, ma proprio di stile narrativo. Il Timekeeper è un antagonista riuscito a metà: ha presenza, domina la narrazione per quasi tutto il gioco, ed è una minaccia concreta che agisce non solo con la forza ma con il controllo totale del mondo attorno a te. Però non ha quella verve iconica che ha reso Jack o anche Tyreen memorabili. È più inquietante che carismatico. Funziona, ma non lascia un’impronta fortissima. I suoi piani si scoprono gradualmente, ma non c’è mai un grande colpo di scena che ti faccia rivalutare tutto: sai fin dall’inizio che è da fermare, e così resta. Nel complesso la storia di Borderlands 4 è più coesa, più “seria” rispetto al 3, e molto più strutturata, con un ritmo narrativo che tiene bene fino alla fine. Nonostante qualche punto morto qua e là, ha una buona regia e una direzione narrativa chiara. Non rivoluziona la saga, ma segna sicuramente un passo avanti. I personaggi, finalmente, parlano come persone, non solo come caricature urlanti, e la sensazione è che Gearbox abbia voluto far maturare un po’ anche l’identità del franchise, senza però tradirla. Se ti piacciono i Borderlands per l’umorismo, le trovate pazze e l’azione esagerata, troverai ancora tutto questo. Ma se cercavi anche qualcosa in più sul piano narrativo, Borderlands 4 finalmente prova ad offrirlo.

 

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